La zona costiera di Acireale è caratterizzata dalla Timpa,
una riserva naturale a strapiombo sul mare.
Questo costone lavico di circa 80 metri di altezza offre uno spettacolo meraviglioso di natura selvaggia e pressoché incontaminata. Una vera e propria “terrazza” sul mar Ionio, grande più di 225 ettari, contraddistinta da una fitta vegetazione e una sovrapposizione di strati eruttivi di varie epoche. Un luogo straordinario che sovrasta il mare e presenta scorci quasi irreali, come quelli nati dall’erosione del vento e dell’acqua sulle rocce.
Per ammirare la riserva esistono solo pochi percorsi accessibili ai visitatori e ciò rende le passeggiate ancora più suggestive.
Armatevi di zaini, cappellini, macchina fotografica e calzature da trekking e addentratevi in questi itinerari a stretto contatto con la natura e la macchia mediterranea.

È uno dei sentieri imperdibili per romanticismo e panoramicità. Si tratta di una vecchia stradina in pietra lavica costruita nel 1700, che per oltre due secoli ha fatto da collegamento tra Acireale e il borgo marinaro di Santa Maria la Scala, ricco di sorgenti d’acqua dolce e sede di un porticciolo.
La stradella, oggi denominata via Tocco, è composta da sette arditi tornanti e da altrettante piazzette – da cui il termine siciliano “chiazzette” – che si affacciano sull’anfiteatro naturale della Timpa. Si può raggiungere dal centro di Acireale, partendo da piazza Duomo e percorrendo via Romeo fino alla fine della strada.

A quel punto si attraversa un ponte sopraelevato sulla ss 114. In teoria, è possibile arrivare sulla nazionale direttamente in macchina e lasciarla in un piazzale a pochi metri dall’inizio della discesa, l’unico inconveniente è che ci sono solo 2-3 posti auto.
All’inizio della passeggiata si trova una piccola cappella. Dopo pochi metri, al primo tornante, erge la Fortezza del Tocco, antico baluardo normanno contro le incursioni dei pirati. Costruito nel 600 aveva il compito di avvistare eventuali improvvisi attacchi dei Turchi provenienti dal mare.

Il panorama verso sud mostra un ampio tratto di costa, con la collina verde a picco sul mare e le scogliere di pietra lavica levigata. La vegetazione fitta e tipicamente mediterranea, che ricopre quest’area, risplende di colori. Lungo le pareti del sentiero attecchiscono capperi e fichi d’India e alcuni esemplari di Robinia pseudoacacia.
Il percorso è puntellato da un’altra specie esotica: il Gelso da carta o Broussonezia, importata dal Giappone nel XVIII secolo come albero da ombra, mentre in Oriente viene coltivata per fare cordami e carta (anche quella delle banconote), dato che contiene una fibra resistentissima.

Continuando a scendere si trova la cappella votiva dedicata al SS. Crocifisso della Buona Nuova, risalente alla prima metà dell’ottocento.
Giunti all’ultimo tornante, il sentiero si dirama: a destra ci si inoltra in un tortuoso viottolo per un ultimo bellissimo tratto di discesa nel bel mezzo di un ricco agrumeto, che giunge fino alla spiaggia del Mulino di S. Maria la Scala, dove è possibile osservare rivoli d’acqua dolce sotto gli scogli.

Il mulino ad acqua, un tempo, era alimentato da una vicina sorgente del paese chiamata “Miuccio”, qui le donne anticamente lavavano i panni e raccoglievano l’acqua limpida rischiando la propria incolumità nel caso di attacchi corsari.
In alternativa, se si prosegue a sinistra, si giunge alla piazza principale del paese attraverso un sentiero rettilineo. A nord dell’abitato, accessibile via mare, si trova la “Grotta delle palombe”, che secondo la fantasia popolare era il rifugio amoroso del pastore Aci e della ninfa Galatea.

Il sentiero delle Acquegrandi attraversa uno tra i tratti più integri e selvaggi della Timpa di Acireale. È una stretta stradella rurale, raggiungibile dalla frazione di Santa Maria delle Grazie, che termina al mare attraverso una discesa con alcuni punti di dislivello più accentuato.

L’ingresso, segnalato da un cartello della riserva, si trova in via Acque Grandi, nei pressi della chiesa di Nostra Signora dell’Aiuto. Imboccato il sentiero sembra di attraversare un bosco. In un tratto, addirittura, l’edera realizza un tetto sul percorso creando un tunnel. Il profumo è quello del mare e della campagna. Il muro alto, di pietra lavica, che si trova sulla sinistra del cammino, da l’idea di una fortificazione.

Dopo circa 200 metri si giunge a un belvedere in cui è posta una targa commemorativa in ricordo del “Compagno Matteo”, sub catanese deceduto per embolia durante un’immersione nel sottostante specchio d’acqua. Se si volge lo sguardo a sinistra si potranno osservare le pareti della Timpa a strapiombo sul mare mentre a destra si apre la spiaggia di Acque Grandi con le sue cocole, pietre arrotondate dall’azione marina.

Il percorso prosegue attraverso un tracciato delimitato da antichi muretti a secco, ricoperti da Bagolaro, Eucalipto, Ulivo domestico ed Edera arborescente. Il panorama è vario, così come la flora e la fauna che popolano la macchia mediterranea.

Prima di giungere sulla spiaggia si incontrano Olmi, Alaterni, Euforbie, Fichi d’India, Asparagi pungenti e Garofanini delle rocce, nonché spaccati geologici di grande attrattiva, così come antiche lave e tufi basali.

Per arrivare alla spiaggetta di scogli dove sgorga la sorgente di acqua dolce denominata Acqua del Ferro bisogna partire da Santa Caterina, delizioso borgo acese anticamente nominato “dei Cavallari”, che si sviluppa tra caratteristiche stradine e giardini di limoni.

Se si percorre la SS114, provenendo da Catania, si deve superare inizialmente il bivio per Acireale Sud e poi il distributore di carburante che si incontra sulla destra. Dopo poche centinaia di metri (circa 300) si nota un piazzale che fa da ingresso ad un cancello sempre aperto. Qui si legge l’insegna “Terme di S. Caterina”, dove si potrà posteggiare l’auto. Si prosegue a piedi fino alla Piazza del Belvedere dalla quale è possibile godere di un panorama mozzafiato: la costa ionica a strapiombo sul mare, Taormina e il profilo della costa calabra. A sinistra della piazza c’è una piccola cappella dedicata all’Addolorata.

Sempre sul lato settentrionale del Belvedere si intravede una piccola strada (via Acqua del Ferro) che passa nel mezzo di un gruppetto di ville attraverso una ripida e poco agevole scalinata di quasi 400 gradini, per scendere poi fino alla costa. È lì che si trova la sorgente d’acqua dolce chiamata “Acqua ‘o ferru” per via del contenuto ferroso dell’acqua che dona alle rocce la tipica colorazione rossastra. Il percorso non è semplice, richiede uno stato di buona salute e un minimo di pratica sportiva.

Tuttavia chi possiede i suddetti requisiti potrà godere, lungo la discesa, di alcuni esemplari secolari di Carrubo e arbusti ed erbe tipiche della macchia mediterranea che si trovano ai lati delle scale, oltre a ripercorre un affascinante capitolo della storia dell’Etna, dalla successione di colate e tufi che caratterizzano la Timpa di Santa Caterina.

Giunti in riva al mare, ammirate i tufi rossastri importante punto di osservazione per gli appassionati di geologia e per i naturalisti, e godete della deliziosa e selvaggia spiaggia di scogli con vista ad arco su Taormina e lo Stivale.

Un altro percorso da compiere all’interno della Timpa, questo immenso e selvaggio monumento a cielo aperto, parte nei pressi dell’hotel Aloha D’oro e giunge alla sorgente della Pietra Monaca, così chiamata per l’esistenza di un grande masso che ricordava la figura di una monaca distesa.

Chi oggi volesse semplicemente ammirare dall’alto il costone su cui si sviluppa la parte estrema del percorso può percorrere la via Pianetto e sostare nello spiazzo panoramico che si affaccia sulla Timpa, altrimenti si può decidere di imboccare due sentieri che partono nelle vicinanze di un gruppo di case rurali e di un’abitazione privata su cui è scritto Villa Lina.

Se si sceglie di proseguire verso nord è possibile percorrere una stradina senza sbocco, tra i profumi e i colori della vegetazione mediterranea. In alternativa è possibile scendere verso il mare seguendo un ripido e scosceso sentiero, a tratti difficilmente praticabile per il degrado del tracciato. Giunti sulla riva si resterà colpiti dai colori vividi e cangianti del mare e dalla particolarità di vedere affiorare tra gli scogli un esemplare spontaneo di Tamerice, probabilmente l’unico presente lungo tutta la costa acese.